Testimonianza di Daniele

Carissima Anna e amici tutti dell’associazione Pippo c’è

non so ancora bene il perché mi ritrovo a salutarvi e scrivere queste righe.

Ho conosciuto Pippo, e scelgo di chiamarlo così perché un amico si chiama col soprannome, qualche giorno fa e non ho mai sentito una presenza più vicina di lui.

Tempo fa chiesi di passare del tempo in convento per completare un percorso di discernimento spirituale iniziato circa un anno fa. Lo scorso weekend mi trovavo nel Santuario di Motta di Livenza (TV) e avevo notato un pacco in sacrestia. Sabato il rettore lo apre e legge la lettera di accompagnamento. La busta conteneva il gradito omaggio dell’Associazione con alcuni testi, che mi fece subito consultare.

Presi in mano quello della Novena del giovane cristiano e da lunga esperienza come educatore in AC notai subito, sfogliandolo velocemente, quanto bene era fatto, come era studiato nella scelta dei testi e nelle riflessioni. Mi ha ricordato il mio modo di preparare veglie, incontri e campi-scuola quando ero in AC.

Curato nei minimi particolari, dalla grafica ai testi perché… quando si fa qualcosa per gli altri, chiunque siano, si deve fare in un solo modo: meglio che si può! E anche se non è perfetto Dio vede che hai fatto “del tuo meglio”.

Poi presi in mano la storia di Pippo, breve ma intensa. Ho letto quel libricino tutto d’un fiato. Una storia intensa di un profumo tutto particolare: profumava di gioia, di pace interiore… profumava di Dio!

Ho 38 anni e ciò che mi accomuna prima di tutto a Pippo è che anche io faccio parte della mitica annata 1983. Anche io ho studiato come ingegnere e architetto, senza purtroppo giungere al termine degli studi in quanto stavo seguendo una strada che non mi apparteneva. Prima di affrontare la dura scelta di lasciare l’università dentro di me mi ripetevo: forse Dio non mi sta chiedendo di diventare architetto, ma forse Dio mi sta chiedendo di diventare “Architetto di persone”. In questo percorso pensavo spesso a San Francesco: anche lui aveva sbagliato a capire quando il Signore gli rivolse l’invito “Ripara la mia Casa” e lui si mise a raccogliere pietre per sistemare San Damiano.

Ho dovuto ovviamente rimboccarmi le maniche, trovarmi un lavoro, ma non sono mai stato veramente felice. Non riuscivo a vedere in me la vocazione per il quale ero stato creato e quindi sopravvivevo.

Un lutto in famiglia mi ha riportato alla vita: ho iniziato a frequentare una piccola Chiesa la cui S. Messa quotidiana combaciava con i miei orari di lavoro. Alla S.Messa si sono aggiunti piano piano i vespri, l’ufficio delle letture e poi le lodi. Credendo di vedere in me una vocazione religiosa ho inseguito quella strada finché non mi è stata preclusa… quanto dolore ho provato! Ma Dio non mi ha lasciato solo… te lo manda sempre un angelo, SEMPRE!

Venerdì notte, parlando con un frate amico ho capito una cosa importantissima: la vocazione deve essere indipendente dalla scelta di vita. La scelta di abbracciare un ordine religioso piuttosto che un altro può essere espressione della propria vocazione, ma non è il punto focale! Ho iniziato così a ripensare alla mia vita togliendo del tutto un’ottica di consacrazione religiosa, ai doni che il Signore mi ha dato, a ciò che mi rende unico e… ho visto chi sono!

Ed è qui che è arrivato Pippo. Grazie a Pippo e alla sua incrollabile fede ho capito che la Formazione è alla base della mia vita. Pippo non è stato solo un Educatore, come lo sono stato anch’io per molti anni, ma è molto di più. Ed è leggendo quel libricino che ho capito che ciò che ho a cuore di più al mondo è la Persona che va amata per ciò che è, con la sua storia, con i suoi difetti, per i suoi errori, ma soprattutto va aiutata a scoprire i doni che il Signore le ha dato. Oggi, a Dio piacendo, è questa la direzione che voglio dare alla mia vita ed è per questo che in questi giorni ho maturato la scelta dell’iscrizione alla Facoltà di Teologia.

E so che accanto a me ho un Angelo custode di nome Pippo!

Ho imparato a vedere, a capire, che “il caso non esiste” (non perché ho visto Kung Fu Panda). Viviamo in un mondo in cui Dio ci manda continuamente dei segnali, ma troppo spesso siamo offuscati dal nostro ego da non volerli vedere. Credo che se non fossi stato in quel luogo in quel momento Pippo ed io non ci saremmo mai conosciuti.

Quando padre Mario mi ha offerto quei libri e mi ha chiesto che ne pensavo avrei potuto prenderli, portarli in camera e leggerli chissà quando. Invece un’ispirazione mi diceva “Chi sei Filippo Gagliardi?” e lessi tutto subito, in piedi.

Immagino che sia la stessa ispirazione che hanno avuto gli amici dell’Associazione nello spedire quella busta…

Carissima Anna

dalle foto pubblicate appare una limpidezza luminosa nel tuo volto. Solo tu potevi essere la moglie di un angelo! Prego per te e il piccolo Luca. Di sicuro siete attorniati da tanti amici che non credo proprio che sentirà la mancanza di un Padre.

Spero di conoscervi personalmente un giorno.

Chiudo dicendo che anche io “avrei voluto dirgliene quattro…” molte volte. Fino a quando ho imparato che prima di dirgliele dovevo dirgli innanzitutto GRAZIE! E Pippo lo sapeva!

E oggi il mio grazie è per avermi dato come compagno Pippo, vivo e vero, che mi sta aiutando a “preparare i bagagli” in questi giorni per il viaggio che affronterò nei prossimi anni.

Vi auguro ogni bene nel Signore.

Daniele

Garda

Testimonianza di Clarissa

Dopo aver affrontato diverse lezioni su Gesù di Nazareth, cercando di analizzare per quanto possibile chi fosse e soprattutto chi è per noi oggi questa Persona, con i miei ragazzi di seconda superiore ho deciso di puntare lo sguardo su come la vita viene trasformata quando avviene un incontro autentico con Gesù.

La vita di alcuni è irriconoscibile dopo l’incontro con Gesù, non si è più gli stessi di prima.

Accadde così ai più grandi, ai santi. In realtà accade così anche a noi, oggi. Perché in fondo tutti siamo chiamati alla santità, è una comune vocazione, il destino che ci rende tutti uguali, tutti figli di Dio.

Osserviamo così, io e i miei alunni, che esiste una missione e questa missione quando presa sul serio cambia la vita. E osserviamo come il cambiamento di vita di persone comuni trasforma anche la vita degli altri. Allora parlo con loro di Pippo. “Chi conosce la storia di Filippo Gagliardi?” Chiedo. “Uno solo. Bene, è il momento di presentarvela”.

Mostro loro un video breve che trovo su youtube, anche se io la storia me la ricordo molto bene. Io c’ero.

Terminato il video, in cui vengono raccontati gli ultimi tratti di vita di Pippo, chiedo le loro impressioni e mi stupisce un ragazzo, che raramente prende parola, che decide di lasciarsi andare lungamente ad un commento, ammirato e stupito, in cui mi racconta di come sia rimasto colpito. “Mi colpisce” dice “la normalità della sua vita, mi colpisce come ha vissuto i suoi ultimi giorni infondendo pace agli amici”.

Allora Pippo ci ha insegnato che la normalità può essere la chiave per un autentico incontro con Gesù, che la santità è alla portata di chiunque voglia lasciarsi trasformare da questo incontro e che attraverso di noi anche gli altri possono godere della pace che questo incontro trasmette.

Clarissa

Testimonianza delle maestre di Filippo

La Messa prefestiva è terminata e un bambino di non ancora cinque anni, che vi aveva partecipato, si rivolge ai genitori chiedendo “Come mi sono comportato?” Era Filippo. Quel Filippo che non ci saremmo immaginate di ritrovare in classe qualche anno più tardi come nostro scolaro di prima elementare. Un alunno che, con una semplice domanda, aveva già dimostrato il suo impegno e la sua maturità.

Caro Filippo, eri di intelligenza molto vivace, frequentavi la scuola con interesse e piacere. Eri allegro, gioioso, pronto alla battuta spiritosa e quindi amato dai compagni che sapevi coinvolgere nelle iniziative di gioco e di lavoro senza voler apparire ed essere un capo.

E quante volte sei anche riuscito ad appianare le dispute che sorgevano fra i ragazzi perché i diverbi non si trasformassero in litigi! E quando qualche nuovo compagno veniva ad arricchire la nostra classe e si sentiva un po’ sperduto, come sapevi essere generoso, accogliente e protettivo!

Il nuovo arrivato era già felicemente inserito.

Avevi un buon rapporto con le insegnanti delle quali eri molto compiaciuto perché, nel loro periodo di “tirocinio” avevano appreso dal nonno, il maestro Elia, la professione di insegnante.

Le rendevi anche molto partecipi della tua vita familiare dalle nascite dei cuginetti, alle gite, ai viaggi, alle visite ai nonni, agli avvenimenti in oratorio e ai risultati ottenuti nel karate cercando di commentarli con valutazione obiettiva.

L’ultimo anno delle elementari, poi, per lasciare una testimonianza della presenza della nostra classe alla scuola Fermi, abbiamo approntato, proposto da te, un originale presepio nell’atrio.

E’ stata una gara di partecipazione, creatività, manualità perché abbiamo usato il materiale più impensato: tappi di sughero per pastori, animali, paesaggio. Solo il muschio era reale.

E poi sei cresciuto, hai frequentato le scuole superiori, ti sei laureato, hai creato una nuova famiglia e…………un giorno ti abbiamo salutato adagiato su una barella in un corridoio dell’ospedale mentre partivi incontro al tuo amico Gesù.

Gennaio 2022

                                                                                                              Sorelle Bini

Testimonianza di Daniele

Carissima Anna e amici tutti dell’associazione Pippo c’è

non so ancora bene il perché mi ritrovo a salutarvi e scrivere queste righe.

Ho conosciuto Pippo, e scelgo di chiamarlo così perché un amico si chiama col soprannome, qualche giorno fa e non ho mai sentito una presenza più vicina di lui.

Tempo fa chiesi di passare del tempo in convento per completare un percorso di discernimento spirituale iniziato circa un anno fa. Lo scorso weekend mi trovavo nel Santuario di Motta di Livenza (TV) e avevo notato un pacco in sacrestia. Sabato il rettore lo apre e legge la lettera di accompagnamento. La busta conteneva il gradito omaggio dell’Associazione con alcuni testi, che mi fece subito consultare.

Presi in mano quello della Novena del giovane cristiano e da lunga esperienza come educatore in AC notai subito, sfogliandolo velocemente, quanto bene era fatto, come era studiato nella scelta dei testi e nelle riflessioni. Mi ha ricordato il mio modo di preparare veglie, incontri e campiscuola quando ero in AC.

Curato nei minimi particolari, dalla grafica ai testi perché… quando si fa qualcosa per gli altri, chiunque siano, si deve fare in un solo modo: meglio che si può! E anche se non è perfetto Dio vede che hai fatto “del tuo meglio”.

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Testimonianza di Anna Maria

immagine di Alumera

“Mi chiamo Anna Maria e mio marito, il mio grande amore, è nato al cielo 9 anni fa; da quel momento vivo la mia vedovanza con fede, con accettazione, ma sono diventata ipersensibile quando vengo a sapere che un’altra donna come me è rimasta vedova.

E’ la mattina del 5 marzo 2020 e su TV2000 sento raccontare da uno scricciolo di donna, la giovane moglie Anna, la storia triste e meravigliosa di Filippo Gagliardi di Verbania, morto a 30 anni, sposo e futuro padre che non conoscerà il figlio Luca. Magnetismo puro il modo pacato che ha questa giovane donna di raccontare con forza, ed anche con gioia, la sua storia, soprattutto di amore, grande amore.

Nel filmato con gli amici, che parlano di Pippo, riconosco Andrea Pisano che è stato compagno di scuola e amico di mio figlio. Mi lascio coinvolgere e in questa mattinata di coronavirus, che allarma tutti, il BENE fa sempre BENE,

Vado alla ricerca su internet di notizie ed è facile entrare dentro la storia di Filippo, scoprire una fonte di amore, una mano di aiuto.

Io ho bisogno di aiuto per mio figlio per un lavoro più stabile. e scopro che vi è la possibilità di chiedere una preghiera di intercessione.

Ebbene nella mente mi balena l’idea che forse mio figlio e Filippo si siano conosciuti al tempo della scuola.

Fiduciosa, affido la mia richiesta al gruppo di preghiera.

La risposta non tarda ad arrivare…proprio in quei giorni, alle porte della chiusura totale per il covid, vengo a sapere che mio figlio ha sostenuto  un colloquio di lavoro e lo ha superato.

. Nella preghiera, che viene consigliata a chi domanda aiuto, si dice: “donaci di essere contagiosi, perchè il mondo veda e creda”; io vorrei aggiungere ” nel contagio del coronavirus ricentriamoci con l’amore di Gesù, mettiamo Gesù al centro  della nostra vita.

Umilmente grazie a tutti quelli che hanno supportato la mia richiesta con le loro preghiere: Pippo c’è, c’è stato per altre richieste e ci sarà.

Grazie

mamma Anna Maria

30/11/2020

Filippo e Chiara

VI PROPONIAMO LA TESTIMONIANZA DI FILIPPO BOROLI CHE HA CONOSCIUTO LA STORIA DI PIPPO E DI CHIARA CORBELLA E HA AFFIDATO A LORO LE SUE PREGHIERE IN UN MOMENTO MOLTO DELICATO…

Racconto di un viaggio.

Oggi, mi trovo sullo stesso aereo del 30 agosto. Si tratta di un viaggio di piacere, con la mia famiglia per andare a trovare Jaki.
Jacopo, detto Jaki, è un ragazzo di 12 anni, terzogenito di una famiglia romagnola. Quest’estate, papà Andrea e mamma Cristina decidono di organizzare un'”ultima vacanza insieme” in Scozia, visto che i due figli più grandi (Lorenzo e India) sono ormai proiettati verso l’indipendenza.
Già prima di partire Jaki che soffre spesso di sinusite ha qualche linea di febbre.
Durante il soggiorno, alla febbre si aggiunge un forte mal di testa. Dopo un primo passaggio in ospedale la situazione precipita e la diagnosi è chiara: meningite.
È necessario un ricovero urgente all’ospedale pediatrico di Edimburgo per un intervento neurochirurgico; prima del trasferimento con un volo sanitario Jacopo entra in coma.

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Racconto di un viaggio

Oggi, mi trovo sullo stesso aereo del 30 agosto. Si tratta di un viaggio di piacere, con la mia famiglia per andare a trovare Jaki.

Jacopo, detto Jaki, è un ragazzo di 12 anni, terzogenito di una famiglia romagnola. Quest’estate, papà Andrea e mamma Cristina decidono di organizzare un'”ultima vacanza insieme” in Scozia, visto che i due figli più grandi (Lorenzo e India) sono ormai proiettati verso l’indipendenza. 

Già prima di partire Jaki che soffre spesso di sinusite ha qualche linea di febbre.

Durante il soggiorno, alla febbre si aggiunge un forte mal di testa. Dopo un primo passaggio in ospedale la situazione precipita e la diagnosi è chiara: meningite. 

È necessario un ricovero urgente all’ospedale pediatrico di Edimburgo per un intervento neurochirurgico; prima del trasferimento con un volo sanitario Jacopo entra in coma.

L’amicizia che lega le nostre famiglie è di vecchia data.

Io, come mia moglie, sono medico anestesista-rianimatore. È per questo che Andrea mi contatta quando gli comunicano che un terzo intervento chirurgico é necessario. Sono al lavoro, è sera, e la voce che mi parla è quella di un padre annullato dal dolore e dall’angoscia. 

Non sono molto di supporto in quella telefonata, cerco di restare amico e rassicurarlo che tutto andrà bene. Ma il “medico” teme il peggio.

Per questo motivo e senza esitare, inizio, iniziamo subito a pregare. In particolar modo ci rivolgiamo a Maria Ausiliatrice (ho fatto le scuole salesiane), alla Madonna del Pozzo di Capurso (Santuario visitato nel 2017), a Filippo Gagliardi e a Chiara Petrillo. 

In più con il passaparola vengono “attivate” le Suore Benedettine del Santissimo Sacramento di Ghiffa, dei sacerdoti dei Legionari di Cristo, Don Costantino Manea a San Vittore (Intra), un gruppo di preghiera di Ginevra e un gruppo Padre Pio a San Giovanni Rotondo.

A casa, decidiamo che il giorno dopo li avrei raggiunti. Cosi è. Chiedo il permesso al primario che mi risponde: vai, il tuo posto è là. Corro a casa, preparo lo zaino e prendo con me una coroncina del rosario e il libro-testimonianza che avevo comprato da poco su Chiara.  

Qualche anno da grazie a Facebook, ho conosciuto Filippo Gagliardi. Pur essendo un compaesano (mi reputo intrese nel DNA) ma espatriato (vivo con la mia famiglia in Svizzera) non ne avevo mai sentito parlare. Ho letto il libro “Volevo dirgliene quattro…” poco tempo dopo. Una rivelazione. Quello che piùmi colpì è l’accettazione della malattia come dono di Dio; che è anche la grande testimonianza di Chiara. È la dimostrazione che Dio ci propone una prova e ci da i mezzi per affrontarla; sta a noi accettare o no. E se lo facciamo riceveremo 100 volte tanto. Come mi piacerebbe appropriarmi e essere in grado di trasmettere questo messaggio di speranza ai miei pazienti e alle loro famiglie!

In aereo, inaspettatamente sono teso, so che devo restare “medico” ma nello stesso tempo anche essere sostegno. L’ho fatto e lo faccio ogni giorno, in ospedale, per degli sconosciuti. Ma questa volta è diverso. Il paziente è un caro amico, come lo sono i suoi genitori. È l’occasione di essere me stesso, finalmente: non più solo medico, dipendente di un ospedale pubblico in uno stato laico ma un medico credente.

Ed è per questo che di fronte alla gravità della malattia, mi rivolgo direttamente a Loro. 

Una volta allacciata la cintura, inizio a sgranare la Corona del Rosario. E chiedo a Filippo e Chiara di intercedere presso Gesù affinché Jaki se ne esca nel migliore dei modi. Per esperienza, in questi casi, il meglio che si possa sperare é la salvezza della vita del paziente che spesso riporta però deficit neurologici debilitanti. 

Non so perché o come ma sento che qualcosa di importante sta accadendo. 

Perché Filippo e Chiara? La loro testimonianza mi ha da subito coinvolto. In loro vedevo e vedo ancora oggi molti dei miei pazienti colpiti nel bello della vita da una malattia. 

Filippo e Chiara sono persone normali con un asso nella manica: la Fede.

Il seguito é straordinario se non miracoloso. 

Jacopo é tornato a casa a Rimini il 21 dicembre. Con le sue gambe e guarito perfettamente. In più adesso parla inglese…

Anche se si possono trovare descritti dei casi simili nella letteratura medica, rimangono unici. Da medico-credente sono convinto che le nostre Preghiere sono state determinanti. 

Da allora, in ospedale, mi rivolgo spesso “a quei due” per ognuno dei miei pazienti. 

Verbania, 28 dicembre 2018