INIZIANO GIORNI PARTICOLARMENTE INTENSI

… da ‘Volevo dirgliene quattro – storia di Filippo Gagliardi’ di Ilaria Nava, San Paolo

Qualche giorno prima del ricovero Filippo sente già fastidio all’addome. Il medico di base lo tranquillizza e con Anna trascorre qualche giorno in Liguria, a Rapallo. Ci tiene che lei, già al settimo mese di gravidanza, respiri un po’ di aria di mare. Tornano a Verbania il 14 agosto per non mancare alla tradizionale rimpatriata della numerosa famiglia Gagliardi, a cui partecipa anche la sorella di Filippo, Alice, il papà Alberto, con i fratelli e le rispettive famiglie. La compagnia è allegra e il clima disteso. Per questo tutti si stupiscono notando che Filippo, che solitamente non si risparmia nello scherzare e giocare con i cugini più piccoli, è stranamente silenzioso. Lui, che ama i dolci, non mangia neppure uno dei 200 bignè che ha portato. Sente un po’ di pesantezza allo stomaco, che lentamente si trasforma in dolore. Il giorno dopo, Ferragosto, con Anna vorrebbe raggiungere don Fabrizio e gli altri educatori e animatori a Prascondù, santuario in provincia di Torino dedicato alla Madonna di Loreto, dove si svolgono i campi scuola. “Filippo era un ‘testone’ e ho insistito per rimandare la nostra partenza e andare al Pronto Soccorso. Preferivo che partissimo tranquilli” racconta Anna, capelli castano-rossi che incorniciano un delicato sorriso che lascia intravedere una sorprendente serenità. Nel frattempo da “Prasco”, non vedendoli arrivare, partono diversi sms a Filippo da chi lo conosce bene: “Come al solito mangi troppo, avrai fatto indigestione di bignè!”.
In realtà si tratta di qualcosa di più serio di un semplice mal di stomaco. Il 15 agosto al Pronto Soccorso, dopo alcuni accertamenti, i medici gli dicono di tornare il giorno dopo: c’è del liquido sospetto nell’addome. Solo la Tac del giorno successivo potrà rivelarne la natura. Potrebbe essere un’infezione o un tumore. Dopo tutta la mattina in ospedale, Filippo e Anna tornano a casa verso le 14. Appena entrano in casa, quel grazioso appartamento moderno e colorato che solo un anno fa hanno sistemato e arredato insieme, la tensione cala e le lacrime si sciolgono in un abbraccio. Il fatto di non sapere di cosa si tratti li fa sentire ancora più fragili e impotenti. Anna ricorda: “Nel pomeriggio abbiamo fatto una passeggiata, ma il chiodo fisso era sempre quello. I medici ci avevano invitati alla calma, ma il pensiero che potesse essere un tumore continuava a spaventarci. Nonostante lo vedessi teso, Filippo continuava a dirmi che io dovevo stare tranquilla, che probabilmente si trattava di un’infezione”. Quella notte però non riesce neppure a stare sdraiato per il fastidio alla pancia. Le ore trascorrono agitate tra la scomodità e il caldo e verso le 7 sono di nuovo in ospedale, pieni di paure e interrogativi. La Tac, oltre al liquido, evidenzia anche la presenza di non meglio identificate “masse” nell’addome. La situazione precipita: “Vi facciamo parlare con l’oncologo”. Per loro è come una doccia gelata. Seduti nel piccolo studio, Filippo e Anna si tengono per mano e ascoltano attentamente: “Siamo di fronte a un quadro complesso. Abbiamo davanti qualcosa che non conosciamo. Può essere un’infezione o tumore. Non spaventatevi, ma in casi simili di prassi ricoveriamo in oncologia”. In quel momento si paralizzano, spiega Anna: “Ti trovi improvvisamente prelevato dal tuo mondo e buttato in un altro che non conosci. Eravamo soli perché molte persone con cui avremmo voluto condividere quel momento erano in montagna, a Prascondù. Ci guardavamo disorientati, come se fossimo stati scaraventati in un luogo lontano da tutti, dove non sapevamo cosa stava succedendo, dove saremmo arrivati e quando” …
A Prascondù don Fabrizio risponde ad Anna mentre è in riunione con i ragazzi. Esce dalla stanza per parlare. “Non dimenticherò mai la sua faccia quando è rientrato. Sapevamo che era lei al telefono. Ci disse solo che per il momento loro due non sarebbero saliti, ma non aggiunse altro per non allarmare gli animatori più piccoli” ricorda Daniele Maulini, 36 anni, corporatura massiccia e modi pacati che trasmettono sicurezza. Conosce Filippo da quando era piccolo ed è sempre stata una delle persone a cui Pippo si è appoggiato di più. Poi, con un nodo alla gola, a uno ad uno don Fabrizio comunica la notizia agli educatori, ad ognuno di quei 14 giovani che lo affiancano nella gestione dell’oratorio e nella formazione degli animatori più piccoli. Daniele e Andrea Pisano, ventisettenne e compagno di classe di Anna, telefonano a Pippo. All’inizio cercano di sdrammatizzare: “Bravo Pippo, hai trovato un modo per prolungare le ferie!”. Ma lo scherzo dura poco. “Piangeva. Non era la prima volta che lo sentivo piangere. Lo aveva fatto anche quando i suoi si erano separati. Ma erano pianti diversi, quello era di rabbia, questo di paura per quello che sarebbe potuto succedere”. Il pensiero di “quello che sarebbe potuto succedere” nella mente di tutti gli educatori del gruppo corre ad Anna e al piccolo Luca: “Quel 16 agosto è stato particolarissimo – dice Daniele – è scattato tra noi qualcosa di inspiegabile che ci ha legati in maniera molto profonda e ci ha dato la forza per affrontare tutto quello che sarebbe accaduto dopo e che in quel momento non avremmo mai immaginato”. Quella sera, senza che nessuno lo proponesse, sostano tutti nella cappellina a pregare fino a notte fonda”.

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  1. Una straziante emozione mi coglie leggendo di questi ragazzi innamorati del mondo e della vita ,Che si affacciano a nuove esperienze come l’arrivo di un figlio e che ad un tratto si ritrovano a combattere contro un nemico invisibile,loro,ragazzi di pace.Non potuto trattenere le lacrime
    N

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